Un master in Smart Working Management, la rete e la vanga: ecco su cosa sto investendo in questo periodo

23 Mar 2021 | Mondo del lavoro, Riflessioni sul lavoro | 0 commenti

Parteciperò a un master in Smart Working Management per fare meglio ciò che faccio di lavoro: la formatrice e la consulente in ambito di comunicazione HR.

In questo articolo ti racconto il perché, ti spiego come penso sia utile affrontare questo periodo per non restare al palo e ti dico anche qual è il master in questione.

E sì, ho accettato di promuoverlo perché ho conosciuto Federico e Rosario (gli ideatori del master in smart working management) e se ci sono due cose in cui credo e che la pandemia ha rafforzato sono: 

  • la potenza dei valori condivisi, il driver che mi guida quando scelgo con chi collaborare 
  • la forza della rete, da soli possiamo essere bravissimi ma insieme è più bello.

Seguimi, c’è qualcosa di importante anche per te in questo articolo dove parlo anche dell’importanza di fare rete e di altro.

STIAMO TUTTI UN PO’ INCESPICANDO

Arranchiamo e cambiamo giusto il necessario per sopravvivere mentre dovremmo andare oltre e inventare.

Ma prima di tutto dovremmo reinventare un po’ anche noi stessi (come professionisti, liberi e non).

Ci illudiamo di applicare quello che sappiamo e quello che siamo a un mondo che non si limita a cambiare, si sta trasformando.
Tendiamo a riproporre le nostre competenze modificando al massimo il setting e tentando di trovarne un’efficace applicazione nonostante il distanziamento, la FAD, le video call, i post it elettronici e i tools di condivisione. 

Lodevole ma non basta.

DOBBIAMO RIMETTERE IN DISCUSSIONE TUTTO SENZA BUTTARE VIA TUTTO

La scorsa settimana Silvia Zanella, Osvaldo Danzi, Mariano Corso siamo stati intervistati da Marco Lo Conte in una diretta del Sole24Ore. Il titolo era “Smart Working: come rendere sopportabile il lavoro a distanza”.
Puoi vedere la registrazione qui per scoprire quali sono le tendenze e quali sono le nuove attenzioni da avere.

Alla fine credo dobbiamo accettare di vangare a fondo la terra sui cui abbiamo sempre seminato e rivoltarla per bene.
Non credo che si debba buttare via tutto il mondo del lavoro pre-covid e trasformare ogni ufficio in un coworking. So anche che, per la sua natura, l’uomo troverà da lamentarsi in qualsiasi condizione se imposta o se non ne capirà e condividerà la natura.

Non è scontato che la digitalizzazione dei processi ci permetta di lavorare da casa con lo stesso livello di efficienza, soprattutto se accettiamo che l’efficienza sia influenzata anche dalla gratificazione, dal commitment, dalla soddisfazione che solo un buon contesto relazionale e umano possono dare, da coltivare in presenza tanto quanto a distanza.

Però sono convinta che un’azienda che non si apre in modo autentico e duraturo a questa forma di lavoro non potrà competere… su più livelli, a partire dalla sua capacità di attrarre persone di talento.

Ugualmente, il o la consulente che affronta l’azienda e le sue persone senza considerare in modo approfondito i cambiamenti in atto, logistici, culturali, emotivi, tecnologici non potrà generare davvero il valore e il cambiamento che desidera.

Da smart working come soluzione pandemica al lavoro agile come evoluzione sistemica

Se le parole fanno la differenza e costruiscono la realtà io (ma non solo io) propongo di parlare di lavoro agile.
Un lavoro: 

  • che si costruisce e si definisce sull’incrocio tra le esigenze del business, quelle delle persone e quelle della società, 
  • mediato tanto dal supporto della tecnologia quanto da una nuova maturità relazionale e comunicativa e da un’intelligenza emotiva che si contamina dell’intelligenza digitale,
  • reso possibile da processi creativi che riguardano non solo lo sviluppo di prodotti ma la ridefinizione di modelli, processi e modalità.

Un lavoro che non esclude ciò che abbiamo costruito finora ma che si apre al futuro in modo curioso e proattivo, consapevole che c’è ancora molto da concepire e da creare.

perché parteciperò al master smart working management?

Sulla base del lavoro agile anche i/le professionisti/e, i/le consulenti e chi si occupa di HR devono modificare il loro approccio e la loro capacità generare valore e cambiamento.

Non esiste più una dicotomia tra specializzazione e trasversalità e la parola d’ordine è integrazione. Non serve diventare tuttologi per lavorare con le aziende bensì accettare di collaborare con altri professionisti e professioniste, complementari e affini e far così convergere le specializzazioni.

Allo stesso tempo non è pensabile di conoscere solo la propria materia.

Abbiamo sempre più bisogno di una visione sistemica e di un’intelligenza capace di abbracciare i cambiamenti, non di un cervello che li subisce e tenta di adeguarsi alla meno peggio.

Fare rete in rete quindi è uno degli imperativi di quest’epoca e spero anche delle prossime, eccomi quindi a promuovere un’iniziativa che non ho pensato io ma in cui credo fortemente.

Allargare i perimetri del sapere specialistico è l’altro tassello che può renderci dei professionisti migliori.

Vangare a fondo il terreno delle nostre conoscenze per renderlo più fertile alla nuova semina è una metafora che mi ripeto di continuo, insieme alla pedagogia della vanga (di cui parlerò in uno dei prossimi articoli).

QUALE MASTER?

Il Master in Smart working management organizzato da Federico Bianchi e Rosario Carnovale di Smart Working Srl in collaborazione con ODM HR Consulting si propone di fare proprio questo: trasferire consapevolezza, strumenti e competenze per affrontare il cambiamento all’interno delle organizzazioni.

Per sviluppare progetti di cambiamento o veri e propri cantieri sullo smart working fino a sposare una rivoluzione in ottica lavoro agile.

Ma anche calare le proprie competenze in modo coerente con il nuovo contesto logistico e culturale che si sta imponendo nelle aziende.

E infine per allineare la propria attività ai veri bisogni delle persone e delle organizzazioni.

Si comincia ad Aprile e si lavora esclusivamente su casi pratici: si impara a maneggiare il cambiamento non a conoscerlo nelle sue teorie.
Ci si relaziona con altri professionisti, si gettano le basi di un proprio progetto di lavoro e si apprendono i principi del lavoro agile.

Ma per approfondire meglio clicca qui, scoprirai meglio il programma, chi l’ha organizzato e come si svolgerà.

E se vorrai esserci, ci vedremo in aula.

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