Freelancecamp 2017: l’evento che fa bene a tutti

25 Set 2017 | Mondo del lavoro, Riflessioni sul lavoro | 0 commenti

Il Freelancecamp è un evento organizzato da freelance, per freelance e non.
Esatto, nessuno se la tira: il Freelancecamp è aperto a tutti.

E soprattutto è un evento poco autoreferenziale che genera dubbi e riflessioni, oltre che un’occasione di formazione reciproca e di grande contaminazione (parola abusata, lo so, ma questo è!).

Perchè nessuno di chi partecipa è certo che resterà libero professionista per tutta la vita: la maggior parte ha già lavorato in azienda, qualcuno è un ex imprenditore, qualcun altro è dipendente e non ha intenzione di lasciare il posto fisso, qualcuno ambisce alla libertà, qualcuno la teme, qualcuno è stanco, qualcuno non vuole arrendersi… e ciascuno ha ragione!

Non è mancanza di identità, è che quando lavori per conto tuo impari a non escludere niente, impari che il cambiamento è la vera costante, impari a essere meno assolutista e a metterti ogni anno in discussione, impari che non è solo lavoro ma che non può nemmeno essere solo il lavoro.

Al freelancecamp i temi che vengono trattati sono tanti e diversi: dal benessere alla vendita, dal rapporto con le aziende al public speaking.

Io non voglio convincere nessuno a partecipare alla prossima edizione, non ce n’è bisogno, che tanto l’evento va ogni anno in sold out: 250 biglietti bruciati in pochissime ore. Quest’anno addirittura in due date: Roma e Marina Romea.

Sono però convinta che i contenuti di questo evento siano utili anche a chi lavora in azienda: impiegati/e, manager, imprenditori, figli di imprenditori, startupper…
Sono convinta che le distinzioni tra professionista dipendente e professionista in proprio andrebbero sfumate, non dico a livello fiscale (magari!), ma a livello concettuale sì.
Che in fondo il dipendente è un professionista con un solo cliente e qualche garanzia in più… ma forse neanche troppe.
Perché sono anche convinta che l’unica garanzia su cui possiamo contare, che siamo dipendenti o freelance, è quella di fare molto, molto bene il nostro lavoro.
E nel fare molto bene il nostro lavoro c’è dentro anche il nostro benessere: che a produrre risultati eccellenti lasciandoci fegato, matrimonio, sensi di colpa, ipertensione e notti insonni, non sono sicura che abbiamo fatto davvero un buon lavoro.

E quindi in questo post condivido con tutti, a prescindere dalla forma contrattuale con cui si lavora, alcuni dei contenuti che ritengo utili:

In primisi, per allacciarmi a quanto appena scritto, l’intervento di Emanuele Tamponi sul burnout, è il primo che segnalo perché ho maturato la convinzione che alla base di qualsiasi prestazione debba esserci la consapevolezza dei propri limiti e del proprio benessere psico-emotivo. Guardatelo qui e riflettete.

Utilissimo, per chi lavora in azienda e non, lo speech di Cristiano Ferrari: vi dice come fare slide efficaci. Io per prima dovrei rivedere tutte le mie, lo ammetto. Se avete voglia di migliorare con pochi suggerimenti ma molto mirati guardate qui.

Dicevo… il public speaking, Tatiana Cazzaro ne è maestra e chi lavora, da solo o in azienda, dovrebbe dedicare un po’ di tempo ed energie per imparare a comunicare meglio, perché anche i colleghi di una riunione rappresentano una platea. Ascoltate i suoi suggerimenti qui.

Imperdibile Enrico Marchetto: se lavorate in ambito comunicazione e marketing o se siete imprenditori e volete usare i social per fare promozione, dovete ascoltare uno dei più preparati in tema di advertising su Facebook. E poi fa molto ridere, eccolo a voi.

Avete il dubbio se passare alla libera professione o meno?
Nessuno può dirvi cosa è giusto fare, nemmeno i partecipanti al Freelacecamp. Anzi, alla fine i dubbi restano e le riflessioni non sono mai abbastanza. In questo panel parlano Francesca Marano, Mariachiara Montera, Gianluca Diegoli e Alessandra Farabegoli: scoprirete quelli che sono i dubbi più irrisolti e le risposte meno scontate sul tema del “freelance sì o freelance no?”. Cliccate qui.

Saper dire di no! Vale per noi freelance ma anche per chi lavora come dipendente: saper dire di no significa esercitare l’atteggiamento assertivo e in ultima istanza, significa anche stare e lavorare meglio. Marinella Della Colletta ne ha parlato bene e secondo me va sentita, qua.

E per chi vuole fare entrambe le cose? Freelance e dipendente: du gust is mejo che uan. Forse… Francesca Manicardi ha provato e qui racconta com’è stato.

Infine non posso non citare Biljana Prijic. Lei, che per una grande azienda lavora e che di azienda ha parlato. Attraverso una metafora però.
Vi avviso: il suo è uno speech per pochi, dovete lucidare neuroni prima di ascoltarla, quindi se siete in bagno a fare cacca, lasciate stare! Per chi se la sente invece, la trovate qua.

Questi sono, secondo me, gli interventi che più di tutti, possono adattarsi sia a chi lavora in proprio, sia a chi lavora in azienda.
Oddio, a dire il vero ho parlato pure io… già, sulla relazione che va creata in qualsiasi tipo di vendita, sui bisogni impliciti dei clienti e sui pericoli che si corrono quando si vende. Forse potrebbe servirvi anche se di lavoro non fate i commerciali, in fondo in azienda si parla di clienti interni, giusto?! Vabbè, se vi va mi potete vedere qua.

E comunque, a dirla tutta, vi consiglio di guardarli tutti, gli speech: li trovate qui.
Invece, per capire lo spirito di questi due giorni, che fuggono sempre troppo veloci, vi invio alla galleria fotografica, e già lo so… vi verrà voglia di esserci l’anno prossimo.
Che dire: provateci e chissà, forse sarete fortunati, forse…

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