FARE TANTO CON MENO: CONDIVISIONE DI RISORSE PER PROCEDERE INSIEME

5 Mag 2020 | #VitaDaRecruiter, Riflessioni sul lavoro, scrittura | 9 commenti

Alle porte della fase due non credo di essere stata l’unica che ha pensato: “no, aspetta, ma io non c’ho mica voglia di tornare indietro.”
E infatti, indietro non si torna se si evita di ripercorrere gli stessi passi e non si adottano le stesse modalità che si era soliti adoperare fino a marzo.

Dice bene Nicoletta Cinotti:
Guardare indietro potrebbe fare lo stesso effetto che fece alla moglie di Lot, che, fuggendo da Sodoma non resistette alla tentazione di guardarsi alla spalle e divenne una statua di sale. Per imparare a tornare abbiamo bisogno di guardare avanti, guardare nella direzione verso cui tendiamo.”

Ma il cambiamento non basta averlo interiorizzato come scelta e come approccio mentale: bisogna agirlo perché si concretizzi.
Azioni nuove.
E nuovi modi di agire.


Per guardare avanti e scegliere modi diversi di agire sento il bisogno di fermarmi e capire come ho affrontato questi 2 mesi (del prima non voglio più curarmi per non trasformarmi in una statua di sale).

E quindi oggi, per la prima volta in questo blog, ti parlo un po’ di me, di quello che ho fatto e di quello che voglio fare guardando oltre. E condivido una serie di risorse che mi hanno accompagnata, confessando anche le fatiche, che altrimenti non sarebbe verosimile.


COSA HO FATTO (c’è qualcosa anche per te)

L’antefatto: ero abituata a uscire alle 07:20 e rientrare alle 19:40, ogni giorno. Vedevo i miei figli per metterli a letto. E mi sembrava di non avere mai tempo a sufficienza.

Per due mesi ho convissuto con due minorenni che anche sommati non arrivano a 10 anni.
Eravamo impreparati tutti: loro e io.
Loro che non capiscono perché sto al telefono e al pc e non si spiegano di non poter chiedermi una cosa se sto scrivendo, non dico un articolo, ma anche solo una mail.
E infatti articoli non ne ho più scritti.
Io che non mi capacito della loro inesauribile energia e del loro inspiegabile bisogno di avermi sempre a portata di mano: che mi tocca fare i webinar sul divano perché loro possano allungare una mano e sentirmi vicina.
Comunque, ce l’abbiamo fatta, in qualche modo e con qualche urlo nei momenti più tesi.

Alla fine di questi due mesi mi guardo indietro e realizzo che, ok, non ho potuto fare tante cose che avrei voluto: scrivere i testi di un podcast, realizzare una serie di articoli di stampo legal che ho nel cassetto con ConLhub, leggere libri… tutto quello che richiede concentrazione prolungata e immersione totale è risultato impossibile. E infatti manco da molto anche qui.
Però d’altra parte ho sviluppato cose nuove e contenuti differenti che credo possano essere utili, qui troverai un po’ di link:

  1. ho iniziato a realizzare dei video dedicati a chi cerca lavoro o vuole comunicarsi meglio sul mercato del lavoro, molto domestici ma pare piacciano: parlo del CV, del colloquio, di LinkedIn, gestisco le incursioni dei bambini e della gatta… cose così insomma,
  2. ho tenuto diversi webinar su LinkedIn e ho organizzato con ConLhub un ciclo di appuntamenti aperti a tutti, ogni giovedì alle 18:00, se ti interessa qui c’è il programma completo, sono gratuiti e tenuti da professionisti molto bravi,
  3. ho avviato un piccolo progetto di scrittura con Gabriele Carrà ed è alla sua seconda edizione. Si chiama Dalla A alla Z e puoi vederlo in questa pagina LinkedIn o seguirlo sul mio canale Telegram. Lavoriamo sulle parole e con le immagini per mettere in circolo suggestioni e aprire confronti. Ieri abbiamo iniziato un ciclo sulle parole del Lavoro e in molti stanno partecipando. Sta piacendo, a noi senza dubbio.
  4. e Conlhub? ConLhub è un progetto a cui stiamo lavorando dal 2019: un network di professionisti molto diversi tra loro che convergono per realizzare contenuti, eventi e formazione sui temi del fare impresa. L’obiettivo è sostenere una cultura del lavoro e del fare azienda che integri gli aspetti tecnici (legal, tributario, fiscale) con quelli più tecnologici e delle persone (digital, comunicazione e HR). Non vendiamo niente ma ci piace, e pensiamo che possa essere utile, mettere a disposizione ciò che sappiamo alle aziende e alle persone che vogliono crescere in modo consapevole, rispettoso delle umane risorse (come dice Danzi), lungimirante nelle decisioni e attuale nel sapersi porre sul mercato.
  5. ho avviato anche la revisione completa del mio sito (esatto, questo sito cambierà e porterà ancora più valore a te che mi leggi) e della mia immagine come libera professionista.

In mezzo a tutto questo ho gestito consulenze e seguito le selezioni che, per fortuna, procedono.

COSA MI HA AIUTATO? (lista delle risorse utili)

  1. alzarmi all’alba per recuperare un po’ di silenzio e smaltire le cose in sospeso del giorno prima,
  2. meditare ogni mattina (seguo le meditazioni di Giusi Valentini o di Nicoletta Cinotti e le consiglio)
  3. far ginnastica ogni giorno (a parte oggi che se voglio scrivere devo cedere): quando non si poteva uscire usavo i loro video, poi ho integrato con la mia amata corsa e sono un po’ rinata,
  4. crearmi una sorta di ufficio nell’unico bugigattolo della casa, l’ho chiamato Stanzetta: una parvenza di spazio del e per il lavoro, anche se spesso mi connetto dal divano o in giardino,
  5. concordare dei ritmi e dei patti con i miei figli (non sempre rispettati ma ci abbiamo e ci stiamo provando),
  6. collegarmi quasi ogni mattina con alcuni colleghi di Competenze in Rete e fare l’aperitivo del mercoledì sera con la squadra di Conlhub, fisso e regolare come le campane a mezzogiorno (i riti servono, non c’è niente da fare e la squadra va curata e alimentata con costanza),
  7. vivere LinkedIn e riempire le mie giornate di relazioni e scambi, specialissima la Call Azione ideata da Alex Roggero e Mariella Borghi: l’obiettivo è mettere in connessione persone di LinkedIn che, una volta a settimana, tazza della colazione in mano, si confrontano su un tema deciso prima, per un’ora secca,
  8. la mia vicina Giulia, lei non ha un link ma tutta la mia gratitudine perché diverse volte ha intrattenuto i pargoli dal suo giardino al mio, mentre io telefonavo o ero in video call,
  9. vino e patatine, of course, che come ha detto qualcuno: ok la quarantena, ma non è che dobbiamo diventare degli asceti,
  10. la musica jazz: per scrivere e lavorare è meravigliosa e Ibrahim Maalouf è strepitoso,
  11. le connessioni interstellari: e ciò che non puoi prevedere e controllare ma succede, qualcuno le chiama botte di culo, qualcun altro coincidenze, c’è in mezzo la fisica quantistica e anche altro… e si trasformano in energia.

LE DIFFICOLTA’ (non so te, ma per me parecchie)

Ce ne sono (state) e non vanno nascoste, altrimenti passa un’immagine non realistica e invece all’ordine del giorno ci sono:

  1. le scenate ai miei figli perché non mi lasciano parlare al telefono,
  2. la difficoltà, per me enorme, di seguire il grande con i compiti (io che faccio la formatrice di mestiere ma come insegnante delle elementari sono pessima),
  3. l’abuso di TV per ricavarmi del tempo (breve e mai solitario) per fare alcune cose concentrata (io non sopporto più la Peppa, mettiamolo agli atti),
  4. la frustrazione di vedere che sono a casa ma non riesco a prendermi cura della casa,
  5. il fastidio alla milionesima volta in cui sento chiamare “maaaaaaamma”,
  6. la mancanza della libertà, di prendere e partire come sono solita fare, di vedere e abbracciare le persone care,
  7. E poi diciamolo: ho lavorato tanto e fatturato poco, come moltissimi consulenti e freelance. Ma come ti dirà ogni buon freelance: sto costruendo!

COS’È CAMBIATO? (a parte aver attivato un piano a pagamento con Zoom)

Il mio rapporto con i tempi e gli spazi del lavoro: non concepivo di lavorare da casa e invece adesso mi piace. Ho sentito il bisogno di creare questo microspazio che si affaccia sul mondo attraverso la connessione e sui monti attraverso una finestra che illumina il mio pestare sui tasti. Sui tempi ho rallentato le risposte e posso sembrare meno reattiva ma ho anche imparato a dilatarlo questo tempo, a togliere i recinti dell’immediatezza, senza star sempre a competere in velocità e con questa strana fiducia che rispetterò comunque le scadenze e che il mondo non crollerà.

La relazione con i miei figli… che non sono mai stata così tanto con loro e adesso c’è questo legame fortissimo, forse anche un po’ di regressione (mia e loro), sicuramente il piacere di vederli cambiare giorno dopo giorno. Che uno pensa: è quando vedi poco qualcuno che noti i cambiamenti e invece è quando gli sei sempre vicino che ti accorgi dei passaggi, ecco sto assistendo ai passaggi e, non senza fatica, sto godendo di loro e del nostro tempo. Anche del tappeto elastico.

I miei obiettivi professionali si sono chiariti e rafforzati.

Il rapporto con me stessa si è ammorbidito e anche alleggerito (a parte quando salgo sulla bilancia, ahimé) ora che la Roberta professionista si sta pian piano integrando con la Roberta mamma, con la Roberta donna, con la Roberta sportiva e con la Roberta e basta.

Non è cambiato ma è accresciuto il piacere di sviluppare relazioni mettendo la testa fuori dal tubo: lasciando entrare, connettendo, confrontandomi, ascoltando, esponendomi, sentendomi parte di una comunità oltre che di uno o più gruppi. Ecco, il senso di comunità e collettività: con chi mi abita accanto così come con chi incontro ogni giorni su LinkedIn.

LE MIE SCELTE (le dichiaro per farle diventare degli impegni)

Lo smarworking. Ho scoperto che posso fare molto con meno: non è uno slogan in stile decrescita felice ma il desiderio di uscire dai binari della vita d’ufficio più classica e la voglia di conciliare meglio esigenze professionali con quelli che ora sono dei desideri, più che meri impegni familiari. E quindi lavorerò di più dalla Stanzetta, ma anche dal mio giardino trasformando per la prima volta in valore una delle pochissime concessioni dell’essere freelance: il vero smartworking.

Parlerò di più alle aziende: questa, soprattutto qui dentro, è forse la scelta più importante. Ma non posso continuare a parlare solo a chi cerca lavoro se poi, dall’altra parte, non c’è chi è capace di ascoltare, accogliere, comprendere e capire il valore di una comunicazione curata, la centralità delle persone, la potenza delle parole e il bisogno di sceglierle con cura.
Desidero che il mio impegno serva a migliorare la relazione tra persone e imprese (che poi sempre persone sono, santiddio).
Alle persone, a te, continuerò a raccontare e a restituire ciò che ho imparato facendo quel che faccio. Con le aziende invece voglio lavorare perché siano in grado di sviluppare il loro lato più umano attraverso il riconoscimento delle persone e la cura della relazione scritta (oggi più che mai importante per gestire la collaborazione a distanza). Le parole, la loro vastità, la loro potenza, la vita e la realtà che portano con sé, la capacità di influire ma anche di far fluire, sono sempre di più lo strumento con cui desidero lavorare per generare cambiamento, commitment e consapevolezza.

E quindi anch’io ho trovato tre parole che guidano il mio agire: Persone, Parole e Lavoro. Le sto combinando in un nuovo payoff, se hai suggerimenti spara pure.

Non voglio lavorare da sola. Sono una libera professionista anomala: nell’operatività preferisco agire in autonomia, il lavoro a 4 mani è raro e molto selettivo per me, del resto non riesco a concepire di lavorare senza connessioni costanti e continuative, senza condivisione di obiettivi e metodo e soprattutto senza persone da cui imparare.
Ma non è solo questo: mi piace pensare di essere un connettore, un catalizzatore di relazioni professionali e non mi interessa fare tutto, voglio fare bene ciò che mi piace e che so fare e cedere la palla quando non so, in un gioco di quadra dove il competitor non esiste.

COSA PENSO DEL FUTURO (niente in realtà)

Credo che nelle difficoltà emerga la vera anima delle persone (e delle organizzazioni) ma che sia nel post emergenza che ci si mette davvero alla prova, quando è passata l’ondata di adrenalina ed è venuta meno l’ambizione di risolvere tutti i mali del mondo in video call. Lo so bene: più che costruire ho gettato le basi, il lavoro vero arriva adesso.

Per me e per tutti adesso è arrivato il momento di uscire (non per forza fisicamente, anzi, se non ne hai davvero motivo lavora da casa!). Ma cosa mi e ci aspetta?

Più che un pensiero e una predizione rispetto al futuro ho una visione di come vorrei sentirmi e vedermi. Metto quindi in campo i sensi e lascio stare la mente, che ha già il suo bel da fare a gestire il presente.

Mi vedo nella Stanzetta e dentro le aziende, insieme alle persone, da qui o là, per sviluppare competenze relazionali e comunicative attraverso la scrittura. Mi vedo prendere in mano contratti di assunzione (e non solo) e riscriverli perché anche quella è relazione, affiancare la funzione HR ma anche quella Legal nel riscrivere regolamenti e procedure per creare ambienti cosidetti emotional friendly, che poi vuol dire empatici e colmi di intelligenza (e competenze) emotiva. E mi vedo anche viaggiare tra il Veneto e la Lombardia.

Il profumo è quello dei legnetti che uso come incenso nella mia Stanzetta. È profumo di progetti e di condivisione, di finestre aperte e aria che circola. Di una leggerezza piena di sostanza.

Le dita corrono sui tasti e sento la bellezza di toccare il cambiamento, quello mio e quello che spero di portare e di dare; sento i progetti che si fanno materia: alcuni sono ruvidi, altri morbidi, altri ancora lisci (specie rara il progetto liscio ma ogni tanto capita).

La musica nelle orecchie passa dal jazz di Miles Davis, alle canzonette di Sergio Caputo, dalle riflessioni di De André, fino alle provocazioni dei Baustelle.

Il sapore è quello della torta di mele, ma tiepida e con la salsa alla vaniglia: semplice e genuina e però con un tocco di ricercatezza. E di bellezza.

Il futuro non è un ragionamento, non è elucubrazione e ipotesi, il futuro è i miei sensi accesi e pronti, proiettati a farmi sentire (che non basta pensare) come sarà.

I tuoi sensi cosa ti dicono?

9 Commenti

  1. Annamaria Anelli

    Che belle queste considerazioni

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  2. Giuly

    Bellissimo post 🙂
    Passa nel mio blog se ti va

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  3. lamiacasetta

    È commovente quello che scrivi, anche perché mi appartiene quasi del tutto. Non ho figli e un ufficio mio non l’ho mai avuto fuori casa; però per il resto mi sembra di essere in una situazione molto simile, specie la cura non cura della casa e la voglia o necessità di lavorare in connessione con qualcuno.

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    • robertazantedeschi

      Grazie 🙂 Questa situazione accomuna molte persone e avvicina più di quanto ci saremmo mai aspettati.

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  4. Alice Massignani

    Siamo tante cose, in effetti. E vedere come tu riesci a dare forma e colorare le mille sfumature che ci rendono comunque unici, è bellissimo. Grazie Roby!

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