Quelli che… lista semiseria dei tipi di persone che incontro a colloquio (e ci siamo dentro un po’ tutti)

31 Lug 2017 | Colloquio di Lavoro | 2 commenti

A colloquio vedo persone, e sono tutte diverse ma sono anche tutte un po’ uguali.
Ho provato a stendere una lista semiseria e semicomica di alcune delle “categorie” di persone che incontro più frequentemente… e non ridete troppo, ci siamo un po’ tutti dietro a questi comportamenti e forse nemmeno ce ne accorgiamo.

Ecco a voi…

Quelli che ridono sempre, tipicamente donne, tipicamente del nord ovest (in Veneto col c…. che ridi: testa bassa e lavorare!).
Sorridono e ridono anche se ti raccontano che gli è morto il gatto: 32 denti stampati in pdf per un’ora intera di colloquio. Spesso accompagnati da vigorosi cenni del capo. Io le ammiro, fossi al loro posto poi mi verrebbe l’acido lattico alle mascelle.

Quelli che non ridono mai, ma mai mai mai!
Tipicamente uomini, tipicamente del nord-est, “perché il lavoro, qua, è una cosa seria!”
E per tutto l’incontro non muovono alcun muscolo che faccia trasparire un pelo di emotività. Uomini tutti d’un pezzo loro. O informatici convinti che con il loro codice riusciranno a chiudere il buco dell’ozono e a salvare i Panda dall’estinzione (sottocategoria dell’uomo che non ride mai ed è pure nerd… #tantaroba!!).

Quelli che non ti guardano mai in faccia. Fissano la punta dei loro piedi o, se sono un pelo più estroversi, la punta dei miei… ed è già un segno di grande apertura.
Comunque mio figlio di 4 anni ha la soluzione: dice di usare il sonaglio colorato del fratello di 4 mesi, attirare la loro attenzione e, appena mi guardano, bloccare il loro sguardo con la ragnatela di Spiderman. Mi sembra un ottimo piano!!

Quelli che, al colloquio in presentazione dal cliente, parlano tutto il tempo guardando me invece che il referente aziendale. E io col sopracciglio ci provo a fargli capire che devono guardare il/la tizio/a dell’azienda, ma niente. Alla fine mi tocca proprio spiegarglielo che io quelle cose lì le so già, perdio.

Quelli che mi parlano sopra, mi finiscono le frasi, mi completano le parole, mi interrompono continuamente, non mi lasciano il tempo di spiegare perché colti da incontinenza verbale.
“Se conosce la posizione allora me la racconti lei, dai forza, mi dica di cosa si tratta, mi descriva l’azienda e mi convinca anche di essere la persona giusta. Forza, dai, io mi faccio un caffè finché lei mi convince…” Prima o poi giuro che a qualcuno dirò davvero così.

Quelli che neanche con l’aspirapolvere della Folletto giù per l’esofago riesco a tirargli fuori una frase con più di 3 parole messe in fila. E io ho capito la timidezza e pure l’introversione, ma dio del ciel non sono ancora capace di leggere le competenze guardando le iridi e di capire cosa state cercando leggendo la mano.

Quelli che il colloquio skype lo affrontano col cellulare in mano facendolo ondeggiare talmente tanto che a me viene il mal d’auto.
Vi svelo un segreto: se proprio dovete fare il colloquio dalla macchina abbiate la pietà di posizionare il telefono in modo che resti fermo, non tenetelo in mano e soprattutto evitate i colloqui su skype camminando, il mio stomaco ve ne sarà eternamente grato.

Quelli che a colloquio si sfogano: “che c’è la crisi, e non mi hanno mai valorizzato, gli imprenditori fanno solo il loro interesse, viviamo dentro un sistema capitalista che uccide il nostro io bambino, non hanno capito le mie potenzialità, l’azienda non era pronta a un ruolo come il mio, il colore delle pareti influiva negativamente sulla mia motilità intestinale…”
Lo so, è un mondo difficile, ma farsi qualche domanda invece che sparare risposte ad minchiam potrebbe aiutare.

Quelli che sono proprio io: “no ma davvero sa, ho letto l’annuncio e sono proprio io… è incredibile, l’ha detto anche mia mamma che sembrava scritto su di me”
E io non glie lo dico mai che la loro mamma manco la conosco, li lascio lì, convinti che la l’inserzione mi sia stata dettata nel sonno per intercettare proprio loro.

Quelli che la modestia se la mangiano a colazione: “Mi scusi ma faccio fatica a parlare bene di me, dovrebbero dirlo gli altri in cosa sono bravo, altrimenti mi sembra di vendermi…”
No dico, siete seri o mi state a piglia’ per culo? e vendetevi sacramento, altrimenti chi pensate che vi comprerà mai?! (si chiama mercato del lavoro, vi ricordo).

Quelli che quando chiedo di fare autocritica e dirmi un punto di miglioramento vanno in crisi:“allora, hemmm, un punto di miglioramento… mmmm vediamo un po’… un punto di miglioramento… miglioramento ha detto? (lo sguardo si alza verso il soffitto in cerca di ispirazione), sono sicuro di averne ehhhh, è che adesso non mi viene in mente, così su due piedi”
In quei casi suggerisco di chiamare la moglie per un aiuto da casa, di solito funziona!

Quelli del noi:  “noi abbiamo fatto” “noi abbiamo progettato” “noi abbiamo implementato” “noi siamo stati coinvolti”
Ma noi chi scusate?
Perché la prima persona plurale a un colloquio di lavoro? È un noi maiestatis o mi ritroverò ad assumere 4 persone al posto di una?

E infine quelli che vorrei cacciare a pedate appena li sento dire questa frase “In realtà io non sono interessato/a alla posizione per la quale mi ha chiamato, é che volevo fare un colloquio per capire come si muove il mercato e cosa c’è in giro… sa, a un colloquio non si dice mai di no!” Io ve lo dico, a me scatta l’embolo quando sento frasi così, candidato avvisato…

2 Commenti

  1. Leonardo

    Per curiosità dott.ssa la vorrei incontrare e vedere in quale gruppo di persone potrei essere inserito da lei.Si lo so,non siamo su Meetic neppure su altro collegamento, ma non sto broccolando, ma mi trovo semplicemente avvicinando ad un mondo che per me è fortunatamente abbastanza sconosciuto.La curiosità si dice che è una peculiarità delle donne; io la reputo molto importante ed è stata ed è molto utile per la mia vita lavorativa e non .
    Un saluto dalla cappitale(come dicono da me)
    Leonardo

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  2. robertazantedeschi

    Mi fa piacere 🙂 Strappare rosate è una cosa mica facile e bellissima. Grazie di avermi letta.

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