Il colloquio non è un appuntamento al buio

9 Mag 2016 | Colloquio di Lavoro | 0 commenti

Anch’io quella volta risposi a un annuncio e feci un colloquio (anzi due), me lo ricordo bene. E non ero pratica della cosa, studiavo ancora e i colloqui precedenti erano stati delle chiaccherate informali in pizzerie, in pasticcerie e in qualche famiglia che cercava una babysitter.
Improvvisamente mi ritrovai a colloquio, uno vero insomma.
Per cercare un lavoro, uno vero, in regola e tutto il resto.
Avevo davanti un recruiter (due in verità), veri tutti e due, che cercavano una segretaria per il loro studio di Ricerca e Selezione del Personale.
E io, che mi stavo laureando per fare l’educatrice dentro quelle comunità e cooperative di disabili che non rispondevano ai miei CV, mi ritrovai a concorrere per un posto come segretaria e a presentarmi in uno studio di cui non avevo mai sentito parlare prima, rispondendo a un annuncio sul Giornale di Vicenza (aspettando la bruschetta di domenica sera per dirvela tutta).

Come succede sempre (almeno a me), meno consapevole sono di ciò che affronto, più sicura vado. E andai. E andò: venni assunta. Dopo 15 anni lavoro ancora con il primo dei 2 recruiter che mi intervistò, è Andrea Pozzan.

Però io non sono la regola (io sono gialla e questo un po’ mi aiutò), ai colloqui invece è importante presentarsi preparati e consapevoli.
Di sé, di quello che si offre e di quello che si cerca.
Ma pure di dove si sta andando a fare l’incontro.

NON È UN APPUNTAMENTO AL BUIO
Se avete un indirizzo avete anche un nome: cercate informazioni e arrivate con qualche informazione di base.

Mi stupisco sempre di quei candidati che a inizio colloquio (a volte anche alla fine) mi chiedono spaesati: “cioè voi praticamente siete un’agenzia di lavoro, vero???”
In realtà no. Ma non è questo il problema, è che nella maggior parte dei casi la persona in questione ha risposto a un annuncio e poi è stata convocata. Ha avuto quindi almeno due contatti precedenti all’incontro e non gli è mai venuto in mente di cercare qualche informazione in più?
Fatelo.

SI PARLA DI VOI

E poi su di voi.
Un colloquio di solito è successivo all’invio di un CV. Diamo quindi per scontato che il suddetto CV sia stato letto e valutato.
Il meno è fatto! 
Adesso voi dovete giocare il resto della partita in prima persona.
A colloquio sarete chiamati ad andare oltre quello che avete scritto sul file in pdf (mi raccomando, in pdf) con cui vi siete candidati.
Sarete chiamati a raccontare ma anche ad argomentare.
E le due cose sono differenti.

Raccontate le tappe del vostro percorso (che comunque io trovo anche sul CV) e argomentate perchè avete fatto alcune scelte, cosa vi piace o non vi piace in un determinato lavoro, come gestite i conflitti, quale tipo di crescita professionale state costruendo, in che situazioni date il meglio di voi, che ambiente cercate, ecc… potrei andare avanti a lungo.

Dovrete spiegare, far luce sui dettagli, ricordare episodi significativi, entrare nel merito delle vostre competenze, hard e soft, mostrare il potenziale e, non da ultimo, convincere che siete motivati.
Credetemi, non è una camminata sui carboni ardenti (sappiamo mettervi a vostro agio, lo giuro!) ma non è nemmeno da sottovalutare.

LO SCONTATO CHE INGANNA

Tutti diamo per scontate troppe cose, lo feci anch’io a suo tempo, e sbagliai, di certo sbagliai qualcosa in quel famoso colloquio (se siete curiosi provate a chiedere a Pozzan).
Diamo per scontato di conoscerci e poi non riusciamo a mettere in fila due caratteristiche significative e coerenti tra loro.
Diamo per scontato quello che cerchiamo e poi non sappiamo spiegare le nostre ambizioni.
Diamo per scontato quello che abbiamo fatto in passato e poi non riusciamo a trovare un solo episodio che spieghi il nostro modo di affrontare le criticità.
E quasi a tutti è capitato di dire a colloquio “questa domanda non me l’aspettavo…”
Ma cosa vi aspettate davvero in un colloquio? Ve lo siete mai davvero chiesti? Cioè vi siete mai messi lì a pensare alle possibili domande che vi verranno fatte?
Se il CV è stato letto e ha superato l’esame è evidente che un colloquio ha l’obiettivo di andare oltre, e cosa c’è oltre?

OLTRE CI SIETE VOI!

Quindi è di voi che si parlerà, non del meteo, non della Champion League o dell’estinzione dei Panda, di voi!
E su di voi non possono esistere domande di un recruiter (non dello psicanalista) a cui non sapete rispondere.
Mi raccomando ehhh.

RIASSUMENDO

  • Non improvvisate
  • Informatevi sulla realtà in cui state per sostenere un colloquio (che sia l’azienda o una società di selezione)
  • Pensate alle ipotetiche domande che vi verranno poste andando oltre a ciò che emerge dal CV
  • Scrivete le domande che avete pensato usando questi incipit: perchè, come, in quale modo, per quale motivo, in quali casi, immagini questa situazione, mi faccia un esempio di questa cosa…
  • Preparatevi in anticipo le risposte alle domande che ritenete vi possano mettere più in difficoltà
  • Non dite mai “Non mi aspettavo questa domanda!”

PS questo post vale per tutti ma soprattutto per le persone un po’ più introverse (verdi e blu secondo il modello Insights Discovery). Gli estroversi mal che vada improvvisano e in qualche modo reagiscono (diciamo che sono più predisposti a).
Gli introversi invece potrebbero non riuscire ad essere efficaci se presi in contropiede, è per questo che è opportuno prepararsi prima.

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