Colloquio di lavoro: quali domande devi fare tu?

14 Ott 2019 | Colloquio di Lavoro, ricerca lavoro, Soft Skills | 2 commenti

Sei a un colloquio di lavoro, sei già di fronte all’azienda per la quale ti sei candidata o candidato.
Hai risposto a tutte le domande con competenza, trasparenza e il giusto mix tra sintesi e dettaglio.
Hai affrontato senza troppi imbarazzi anche le domande che riguardano te come persona, gli interessi, le tue qualità.
E poi arriva la domanda che ti spiazza accompagnata da un sorriso e da un punto interrogativo che alla fine non si capisce se è quello dell’azienda o il tuo: “Lei ha qualche domanda da farci?”

Resti immobile un secondo, poi fai scorrere lo sguardo nella stanza, cerchi un appiglio, qualsiasi cosa ti permetta di fare una domanda sensata che non riguardi gli orari di lavoro, la mensa e le vacanze.
Alla fine glissi con un:
“No, grazie, è stato tutto già molto chiaro. Magari la prossima volta”.

Capisci che hai perso un’occasione e ti chiedi se ci sarà questa prossima volta.


Ti è mai capitato?
Potrebbe capitarti (di nuovo).

Perché succede a tutti prima o poi. Succede di non essere pronti a passare dalla parte di chi valuta.
Che anche tu debba decidere se l’opportunità ti interessa è chiaro ma se sei lì è assodato che il settore dell’azienda ti interessi e quindi spesso ciò che ti serve è la descrizione del ruolo (mansioni, attività, obiettivi da raggiungere) per avere il quadro completo. Che altro c’è da sapere?


In realtà molto ma dipende da cosa stai cercando.
Se è “un nuovo lavoro” immagino che conoscere ruolo e settore possa essere quasi sufficiente.
Se invece quello che cerchi è un nuovo lavoro che rispetti alcune condizioni, che ti permetta di crescere, che sia in un’azienda sana, che ti consenta di fare formazione, che ti appaghi dal punto di vista delle relazioni ect… beh allora il discorso cambia.

In questo post ti aiuto a rispondere alla domanda di quando tocca a te fare le domande.
Senza che tu venga scambiato per la Santa Inquisizione, ovvio.

PREMESSA

Giusto o sbagliato che sia, in un processo di selezione (soprattutto nelle fasi iniziali) è l’azienda che di solito pone più domande e si sente nella posizione di chi valuta.
Lo fa perché sta considerando più candidati/e e ha bisogno di scremare.
Quando la rosa si stringe allora è concesso più spazio alle persone finaliste che sono invitate a chiarire ogni loro dubbio, inclusi gli orari di lavoro e la gestione delle ferie se rappresentano elementi importanti nel loro processo di valutazione.
Questo non significa però che anche al primo incontro non ti venga data la possibilità di chiedere.
Anzi, a volte non è un semplice gesto di cortesia e disponibilità, talvolta è un ulteriore passaggio di valutazione.
Quindi prepararsi anche a questo è fondamentale.

PARTI DAI TUOI OBIETTIVI

Non puoi fare alcuna domanda sensata se non hai chiaro cosa stai cercando: se non sai cosa per te è importante, cosa è essenziale e cosa è superfluo (ovvero bene se c’è ma non è indispensabile).
È per questo che il primo passo è un’attenta valutazione di ciò che conta per te.

Ecco come puoi fare: in un foglio scrivi a braccio tutte le cose che vorresti trovare in una nuova azienda, da ciò che è essenziale per farti accettare una proposta a ciò che invece rappresenterebbe un valore aggiunto, da aspetti legati al ruolo a quelli logistici, da contenuti di valore a quelli di ambizione.
Tutto, senza freni e senza limiti.
Di seguito le aree che ti suggerisco di indagare relativamente a ciò che vuoi:

  • i valori (i tuoi e quindi quelli che ritieni importante trovare)
  • aspetti tecnici (contratto, tipo di responsabilità, gerarchia, strumenti di lavoro, organizzazione attuale della funzione, processi e procedure interne, com’è legata la tua ipotetica funzione con le altre, policy interne, il codice etico se c’è…)
  • la formazione (come viene gestita)
  • progetti/attività di employer branding e on-boarding
  • le possibili prospettive di crescita (specifiche e generiche: è un’azienda che prevede dei passaggi interni verticali o orizzontali)
  • aspetti logistici (viaggi, trasferte, smart working, flessibilità in ingresso…)

Ora prendi questa super lista e crea 3 sotto liste:

  1. gli aspetti indispensabili (in mancanza dei quali tu non potresti in nessun caso accettare una proposta)
  2. gli aspetti importanti (quelli che rappresentano per te un motivo per cui scegliere una proposta anziché un’altra)
  3. gli aspetti di incentivo (quelli che rappresentano un valore aggiunto che non sposta la tua scelta ma che potrebbero in qualche modo gratificarti)

Aver chiarito il primo e il secondo punto ti permetterà di avere bene in mente la mappa con cui porre eventuali domande e gli ambiti precisi su cui puntare il riflettore quando dovrai fare le tue valutazioni, ambiti decisivi per aiutarti a decidere.
Senza questo primo lavoro di auto-analisi ti assicuro che sarà difficile porre le domande giuste, e le domande giuste per te sono quelle che toccano i punti 1 e 2.

Un ulteriore blocco di domande potrebbe riguardare l’azienda, non proprio delle questioni da porre ma aspetti su cui ti consiglio di indagare:

  • passato, presente e futuro dell’azienda (la storia, il posizionamento attuale e la direzione in cui si sta muovendo)
  • cosa, come, perché: cosa fa l’azienda, come lo fa e soprattutto PERCHÈ
  • il motivo per cui si sta cercando una persona in quel ruolo (è una sostituzione? quanto è rimasta la persona prima? è un ruolo nuovo? nato da quale esigenza/obiettivo?)

Attenzione: alcune di queste domande potrebbero essere fatte al recruiter se c’è.

COME SI FANNO  LE DOMANDE A COLLOQUIO

Ora che hai capito cosa indagare, non tanto per fare bella figura ma per fare anche tu una scelta ponderata e consapevole, passo a darti alcune indicazioni per porre le tue questioni in modo adeguato e coerente con il contesto.
Sono consigli, non regole incise sulla pietra e sono generali, vanno poi applicate al singolo caso:

  • opta per le domande aperte, che diano modo all’azienda di argomentare e quindi non risolvibili con un sì, un no o con una risposta secca. Es. invece di chiedere “in azienda fate formazione?” preferisci qualcosa del tipo “mi racconta di come viene gestita la formazione all’interno di questa azienda? cosa avete fatto nel passato?”
  • preferisci le domande specifiche ed evita quelle troppo generiche, paradossalmente è quando si tocca un tema specifico che la risposta richiede di essere articolata, restare troppo in superficie al contrario permette di glissare più facilmente Es. non “l’azienda è meritocratica?” ma “ci sono stati casi di crescita che hanno portato qualcuno a raggiungere ruoli apicali o a cambiare funzione? me li racconta?”
  • se riesci punta a conoscere i fatti: più che “com’è l’azienda” dovrebbe interessarti capire “cosa ha fatto l’azienda”. Chiedi esempi, fatti, azioni, attività, progetti (un po’ come ti ho già indicato negli esempi precedenti). Come per le persone sono fatti che contano.

Da un punto di vista della sequenza delle domande:

  • all’inizio di un processo come già detto avrai meno spazio, concentrati quindi sugli aspetti per te fondanti, quelli afferenti al punto 1
  • solo nei passaggi successivi approfondisci anche il punto 2 ed esplora il punto 3
  • ricordati che ci sono delle informazioni che puoi trovare navigando sul web: tutto quello che è accessibile in altri modi in linea di massima non va indagato a colloquio (ti consiglio anzi di raccogliere informazioni ancora prima del primo colloquio, arrivare preparati è cosa buona e giusta).

Sul COME fare le domande per non apparire inquisitori una buona tecnica è informarsi sul proprio tempo a disposizione: è possibile che dopo di te ci siano altre persone in attesa per il proprio colloquio e capire il tempo residuo per non sforare e per non costringere l’azienda a dare risposte striminzite è una prima attenzione da non sottovalutare.

Se le domande che devi fare sono poche (2 o 3) e coerenti tra loro ti suggerisco di farle tutte insieme per dare all’azienda la possibilità di strutturare una risposta più ampia.

Non usare le risposte che ti vengono fornite per dare la tua visione delle cose o per generare altre 7 domande a cascata, attieniti il più possibile ai punti che avevi in testa e chiedi un approfondimento solo se pensi di non aver compreso la risposta.

Questo è tutto quello che ti serve per arrivare preparato alla fase delle domande, una fase che ti permetterà di raccogliere informazioni ma anche di comunicare interesse, motivazione, consapevolezza e maturità professionale.
Alcune domande di tipo tecnico, inerenti la funzione, potrebbero aiutarti a trasmettere una competenza che nella prima parte dell’incontro non avevi sottolineato o che non era emersa, perché:

È più facile giudicare l’ingegno di un uomo dalle sue domande che non dalle sue risposte.
(Pierre-Marc-Gaston de Lévis)

2 Commenti

  1. lamiacasetta

    Argomento tutt’altro che banale; sono diversi i candidati che “saltano” su questo punto. In questo modo trasmettono l’idea, che magari erano riusciti a mantenere nascosta, che di quel lavoro, di quell’azienda non gliene importi più di tanto. Prepararsi alcune domande significa informarsi prima, per quanto possibile, su chi è l’azienda. I candidati sono diventati, senza che nessuno glielo dicesse, dei venditori, mentre continuano a pensare di essere sotto esame.

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